MUSICA Giugno 2022

CON IL
MARE FUORI

Dalla finestra della mia camera da letto si vede il mare.
Da questa vista traggo l’ispirazione per questa nuova playlist: il mare. Tantissimi musicisti, compositori e autori ne hanno parlato, ma non è facile raccontare il mare o anche descriverlo. Mi stupisco nel leggere tanti bellissimi testi in cui il mare resta semplicemente sullo sfondo: una metafora o un paesaggio in cui nascono storie di amore, momenti di serenità o di nostalgia…

Ho scelto allora di seguire questa linea per la mia nuova ricerca: parleremo di mare, ma vedremo come questo resti soprattutto una fonte di ispirazione, senza essere direttamente il protagonista.

E così partiamo da La casa in riva al mare, uno splendido brano di Lucio Dalla con testo di Gianfranco Baldazzi e Sergio Baldotti, pubblicato da Rca nel 1971. Qui il mare diventa rappresentazione del sogno di libertà di un detenuto che dalla sua cella vede una casetta bianca in riva al mare. Vi abita Maria, una donna di cui l’uomo finisce per innamorarsi e che spera di poter un giorno sposare; purtroppo però morirà prima di poter uscire di prigione.

In Garota de Ipanema la spiaggia di Ipanema in Brasile diventa lo sfondo su cui si muove una bellissima ragazza quindicenne (Heloisa “Helo” Pinto), che gli autori del brano Vinicious De Moraes e Tom Jobin vedevano spesso passeggiare. Il brano, pubblicato nel 1962, ebbe un tale successo da essere interpretato da moltissimi cantanti e musicisti, brasiliani e di tutto il mondo; il testo è stato anche tradotto in inglese con il titolo di The Girl from Ipanema.

Incontriamo poi Dolphin Dance, qui nella versione tratta dall’album Mr. B di Chet Baker del 1983 con Michel Graillieral piano e Riccardo Del Fra al basso. Il brano fu composto dal pianista Herbie Hancock per il suo quinto disco Maiden Voyage, pubblicato nel 1966 dalla Blue Note Records, con Freddie Hubbard alla tromba, George Coleman al sax tenore, Ron Carter al contrabbasso e Tony Williams alla batteria.

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Per comporre i cinque brani che fanno parte dell’album Herbie Hancock fu ispirato dal mare: Maiden voyage, il primo brano che dà il titolo all’album, è il viaggio inaugurale di una barca; in Eye of the Hurricane vi è un mare in tempesta e la barca finisce in mezzo al ciclone. Infine il viaggio si rasserena e si conclude con Dolphin Dance, la danza del delfino. Consiglio vivamente di ascoltare l’intero album, bellissimo e di grande importanza nella storia del jazz mondiale!

Godendo di una bella giornata di mare con Stefano Bollani in Certe Giornate al Mare (da Que Bom, 2018) e dopo aver ascoltato la splendida versione di Bill Evans dello standard jazz How Deep Is the Ocean, arriviamo al celebre brano Alfonsina y el mar, qui nella versione di Avishai Cohen.

Questo bellissimo e intenso brano è una zamba argentina, una lenta ballata scritta da Ariel Ramirez e Felix Luna e pubblicata per la prima volta nell’album Donne Argentine di Mercedes Sosa del 1969. La canzone fu ispirata dalla poetessa argentina Alfonsina Storni che si suicidò nel 1938 gettandosi da una scogliera nel Mar del Plata. Nel brano però la poetessa si immerge lentamente nel mare, portando con sé la sua poesia, accompagnata nel suo viaggio dalle sirene: un testo poetico ed emozionante su una musica elegante, malinconica e sognatrice.

Proseguiamo il nostro viaggio con il bellissimo brano O Barquinho (“la barca”), composto da Roberto Menescal e Ronaldo Boscoli, qui nella versione della grandissima Elis Regina, dove una barca viaggia serena sul mare alla luce del giorno e del sole. Sempre sereno, ma con qualche accenno di nostalgia, è il brano Velejar (“navigare a vel“) cantato da Esperanza Spalding con il trombettista Tom Harrel, che scrisse il brano con il titolo inglese Sail Away, pubblicato nell’omonimo album del 1989.
Ecco il turno della famosissima Wave (“onde”) scritta nel 1967 dal musicista e compositore brasiliano Antonio Carlos Jobim. Qui il mare con le sue onde torna a essere uno sfondo, un ricordo e un paesaggio da cui nasce una riflessione sull’amore, fondamentale per il compositore poiché “è impossibile essere felici da soli”. Anche questo brano fu talmente famoso da essere suonato da moltissimi autori: per la nostra playlist ho scelto la versione della bravissima cantante Gal Costa, una delle interpreti più valide e famose della musica brasiliana.

Arriviamo quindi all’ultimo brano della nostra ricerca: Creuza de mä di Fabrizio De André, pubblicato nell’omonimo album nel 1984. L’intero album è cantato in genovese ed è ispirato al tema della navigazione e del commercio nel Mar Mediterraneo. Il termine genovese creuza si può tradurre con “viottolo di mare”, cioè una viuzza che collega l’entroterra con il mare. La canzone è ispirata ai marinai che, tornati da un lungo periodo in mare, fantasticano su chi potrebbero incontrare una volta sbarcati. Come tutte le canzoni di De André il testo è profondamente poetico. Ci si interroga sui sentimenti e le emozioni di questi marinai che del mare ricordano anche la fatica e la solitudine: “un posto dove la luna si mostra nuda” e dove “la notte ha puntato il coltello alla gola”. L’atmosfera che crea De André in questa canzone è davvero suggestiva e poetica e, seppur malinconica, a mio parere è una bellissima conclusione per la nostra playlist sul mare. Un luogo incantato, potente, spunto per moltissime immagini e riflessioni, ma soprattutto un mondo duplice, capace di essere sereno e confortante, ma anche pericoloso e tormentato.